di Giorgio di Perna
Quando due giorni fa il Presidente della Repubblica, al termine dell’ennesimo giro di consultazioni, ha messo in campo l’ipotesi di un governo neutrale, inevitabilmente ha parlato anche del profilo dei suoi componenti: persone esterne alla politica, ai partiti politici, che scendono in campo con spirito di servizio nei confronti del Paese. Non è il primo ed unico monito, in questo senso, fatto negli anni. Basti pensare allo stesso Mattarella o a Napolitano (nel 2013) il giorno della sua rielezione a Capo dello Stato. Ovviamente non solo ‘laici’, ma diverse spinte all’impegno politico vengono anche dal mondo cattolico. In questa direzione significative sono state le definizioni di politica date dai pontefici Francesco e Paolo VI. Il primo, in più occasioni, ha spinto i giovani – in modo particolare – ad “impegnarsi in Politica, ma quella con la P maiuscola”. Per il secondo, invece, “la politica è la più alta forma di carità”.
Il caso vuole che proprio Papa Montini era in carica quel 9 maggio 1978. Una data che è rimasta e rimarrà per sempre impressa nella storia italiana. Quarant’anni fa, mentre a Roma, dopo cinquanta giorni di prigionia sotto le Brigate Rosse, veniva ritrovato senza vita l’On. Aldo Moro, a Cinisi (in provincia di Palermo) veniva rinvenuto il cadavere di Peppino Impastato.
Poche, all’apparenza, le affinità tra lo statista Moro e il giovane attivista antimafia Impastato. Cosa possono mai avere in comune il presidente della Democrazia Cristiana (indubbiamente il partito più forte ed influente nella storia della Prima Repubblica) e un giovane giornalista candidato alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria?
Non è questo il caso di soffermarsi troppo sui tanti, troppi silenzi che hanno caratterizzato le due tragedie, ma questo è inevitabilmente il primo punto di contatto tra le due storie. Inoltre, come si può notare dai nomi dei partiti in cui militavano, Aldo e Peppino erano due testimoni di democrazia: un obiettivo raggiungibile seguendo, senza dubbio, due strade e due ideologie diverse, se non addirittura opposte. Due persone che amavano fare politica e amavano farla con spirito di servizio: uno con l’esperienza di un uomo maturo, l’altro con la sana ‘incoscienza’ che contraddistingue i giovani. Uomini che non amavano uniformarsi alla massa, anzi, con i loro caratteri riuscivano sempre ad essere sé stessi e lavorare per l’intera comunità…cosa non molto attuale di questi tempi.
Per chi sceglie di giocare in prima persona un ruolo nell’ambito della politica, il che non vuol dire necessariamente militare in un partito, un movimento, una lista civica e/o candidarsi alle elezioni, studiare le figure di Aldo Moro e Peppino Impastato e seguire le eredità che ci hanno consegnato è, sicuramente, un modo per fare la Politica con la P maiuscola.