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Nei primi giorni di gennaio è balzata su tutti i giornali la notizia della “disobbedienza” del sindaco di Palermo Orlando, e del sindaco di Napoli De Magistris, sul decreto sicurezza. Questo gesto ha innescato un effetto a catena che ha visto l’adesione di molti Comuni e Regioni tra le quali il Piemonte e la Toscana. Al centro della disputa l’equilibrio tra divergenze politiche e prerogative costituzionali.
Il decreto sicurezza, che vede la firma di Matteo Salvini su un decreto, è stato voluto fortemente dal Ministro dell’Interno e ha toccato i seguenti punti: sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata. Provvedimento che ha trovato non pochi dissensi sia all’interno che (soprattutto) all’esterno del Parlamento. Questa disposizione sta arrecando un principio di “rivolta” che infiamma un tema delicato come quello dell’immigrazione. Infatti numerosi sono i cambiamenti dettati, a tal proposito, partendo dalla richiesta di asilo politico, passando per l’abolizione della protezione umanitaria, fino ad arrivare alla revoca della cittadinanza. C’è da aggiungere il duro contrasto nei confronti dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che porterà ad un futuro incerto di questi centri e centinaia di migranti in mezzo ad una strada. Appare chiaro che le restrizioni adoperate dal governo strizzano l’occhio per quelli che da tempo chiedevano delle misure contro l’immigrazione. Ed è proprio in questo punto, oserei dire cruciale, che si sono manifestate delle critiche.
Malumori che gridano unicamente a una possibile violazione dei diritti umani, i quali risiedono saldamente, almeno su carta, all’interno della Costituzione italiana. Il primo caso di questo tipo che è balzato sui notiziari è stato quello del sindaco di Riace Domenico Lucano (detto Mimmo) che è stato denunciato dalla procura per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona. Lucano aveva visto nei profughi degli alleati per dare nuova vita al piccolo comune calabrese e riaprire spazi di accoglienza per tutti. Un’iniziativa che è stata elogiata e battezzata come “Modello Riace”.
Per i pm risulterebbero esserci state delle irregolarità, da qui considerato un modello sovversivo nei confronti di quelli che sono i regolamenti che lo Stato impone. La controversia della vicenda che si sta vivendo sta raggiungendo dei picchi che hanno del clamoroso, a tal punto che si inizia a pensare che chi difende e rispetta i diritti umani sia considerato un eversivo. In una conferenza stampa il sindaco Orlando di Palermo ha dichiarato che ha solamente adempiuto ai suoi doveri istituzionali, in quanto un’amministrazione è responsabile se fa applicare una legge che viola i diritti umani. Dall’altra parte, però, viene visto come un vile tentativo, dei sindaci di sinistra, di fare propaganda politica in vista delle prossime elezioni europee. Il campo di battaglia, tanto per cambiare, sono i social dove le due fazioni si fanno la guerra a suon di commenti, post e tweet, ognuno pronto a rivendicare ciò che ritiene giusto o sbagliato. Dimenticando, però, che questo “gioco” mette a dura prova la sopravvivenza di quegli uomini, donne, bambini e anziani che fuggono dai loro paesi d’origine, con la speranza di trovare terreno fertile e pacifico dove poter vivere serenamente. Ivan Illich affermava che “la convivialità rappresenta l’unica possibilità per il soggetto di modellare l’immagine del proprio avvenire, riflettendo criticamente sui propri bisogni, con un fondamentale obiettivo collettivo.”
Probabilmente bisognerebbe riflettere in modo critico e oggettivo sul senso dell’esistenza dei diritti inviolabili e imprescindibili chiamati diritti umani. E provare ad immedesimarsi, mettendosi nei panni di quei migranti che vediamo ogni giorno in televisione che sbarcano nelle nostre coste – o che rimangono a largo di esse – mettendo in gioco la propria vita e il proprio futuro.