Circa un anno, fa nella Regione veneta si è tenuto un referendum consultivo in cui gli elettori chiedevano al Governo delle particolari forme di autonomia in diversi ambiti. Ad essa si sono uniti anche la regione Lombardia e l’Emilia Romagna. Con quest’azione sollecitavano formalmente il Governo e il Parlamento per l’attuazione del processo che è regolamentato dalla Costituzione per l’approvazione di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.
Prima di proseguire, è giusto fare un breve passo indietro. Il 7 ottobre 2001 ci fu un referendum costituzionale (confermativo) nel quale gli italiani votarono “Sì” alla modifica del titolo V della Costituzione. Tale modifica permetteva a ciascuna Regione a statuto ordinario di poter negoziare particolari e specifiche condizioni di autonomia. Dal 12 marzo 2001 (data in cui venne pubblicato nella Gazzetta Ufficiale) fino a oggi, quelle disposizioni non vennero mai attuate, anche perché di per sé le Regioni già possiedono una certa potestà giuridica e concorrenziale in altri ambiti. Con il fantasma della “regionalizzazione” richiesto dalle tre regioni italiane nell’ottenere un’autonomia ulteriormente rinforzata si rischia di spezzare quell’equilibrio unitario che lega tra loro tutte le Regioni in un unico Stato. Oltretutto, si avrebbe una disparità economica tra le Regioni, dove beneficiarie saranno quelle più ricche. E il caso vuole che siano proprio Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Uno degli ambiti maggiormente interessati dall’accentuazione delle disuguaglianze sarà l’istruzione, dove la “secessione” porterà a un sistema scolastico in cui investimenti e qualità saranno legati alla ricchezza del territorio. La regionalizzazione del sistema d’istruzione sarà un argomento che ci proponiamo di approfondire in futuro su questa piattaforma. Tornando, invece, sul tema qui discusso, tutto ciò è stato alimentato dalla mancanza di definizione dei LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), complice anche il silenzio delle forze politiche a tal riguardo. Ragion per cui è inoppugnabile che si debba discutere politicamente in tema di diritti e si debba concludere l’iter previsto dalla L. 59.
Ad avviso di chi scrive, la “secessione” delle Regioni dovrebbe essere evitata, in quanto gli effetti potrebbero essere disastrosi e quell’unità raggiunta come Stato, non solo geograficamente ma anche e soprattutto ideologicamente e deontologicamente, rimarrebbe un lontano ricordo.