Guimarães, 22 giugno 2004. Campionato europeo di calcio maschile. Nella Zona Cesarini, il giovanissimo enfant prodige azzurro Antonio Cassano mette in rete il 2 a 1 contro la Bulgaria. Contemporaneamente e, precisamente al minuto 89 del match tra Danimarca e Svezia, il semi sconosciuto attaccante gialloblù Mattias Jonson mette a segno la rete del 2 a 2. Il “biscotto” è servito: le due formazioni nordiche agli Ottavi di Finale, l’Italia a casa.
Perché ricordare la delusione di quindici anni fa e non quella “fresca” di ieri sera subita dagli azzurrini a Italia2019 (la massima competizione per l’Under 21)?
Sicuramente perché ieri all’Italia, “l’Italia che non muore” come cantava Francesco De Gregori, sono stati assegnati i Giochi Olimpici invernali del 2026 a scapito proprio della Svezia. Ed è significativa che questa scelta avvenga proprio nel 2019, anno in cui un’altra città italiana come Matera sia la Capitale Europea della Cultura. “L’Italia che non muore”, appunto perché decide di proporsi come Capitale dello sport e dell’integrazione (perché sappiamo benissimo che lo sport, prima di tutto, è integrazione). Un Paese che, da un evento così grande ed importante, cerca di far ripartire la propria economia.
Da premettere che, ovviamente, lo Stato dovrà rimboccarsi le maniche per costruire nuovi impianti, sistemare quelli esistenti, creare nuove strutture ricreative e ricettive, realizzare villaggi olimpici e media center, il cui costo – secondo l’analisi costi-benefici realizzata dall’Università La Sapienza di Roma – si traduce in circa 346 milioni di euro di investimenti: una spesa da dividere tra le amministrazioni pubbliche (il 58%) e i privati (il 42%). Al conto si aggiungono i costi di gestione dell’evento, pari a 1.170 milioni di euro, a cui bisogna sommare 415 milioni a carico dell’amministrazione centrale soprattutto per spese relative alla sicurezza.
Tuttavia già dal 2020 potranno registrarsi i primi benefici sul nostro prodotto interno lordo e la sua crescita raggiungerà l’apice tra il 2025 e il 2026: come evidenziato nello studio dell’ateneo romano, al 2028 il “Pil cumulato aggiuntivo prodotto dall’evento risulta pari a circa 2300 milioni di euro”. Allo stesso tempo, gli autori dello studio mettono in risalto anche le ricadute sul piano occupazionale: l’organizzazione dei Giochi comporterà “un aumento medio di circa 5500 unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, con un picco nel 2026 pari ad oltre 8500 unità”.
Oggi “l’Italia tutta intera esulta”. Mondo istituzionale, mondo politico, mondo sportivo e semplici cittadini. Esulta anche chi, appena tre anni fa, rifiutava una candidatura olimpica italiana con buone possibilità di vittoria, a quanto pare – Roma 2024 – o chi voleva far chiudere nel manicomio l’allora Presidente del Consiglio soltanto perché avrebbe voluto creare un’opportunità in più all’Italia.
Oggi esultiamo tutti, ma con una speranza ben precisa: che Milano-Cortina 2026, come del resto Matera 2019, sia una ricarica energica, economica ed occupazionale per tutta l’Italia, per tutta quella “Italia che non ha paura” di eventuali mali – come ad esempio la corruzione – che sono sempre dietro l’angolo.
Il titolo sarebbe da cambiare: Viva l’Italia nonostante certi italiani