di Alessandra Maria Spirito
Il Presidente della Repubblica è votato dall’Assemblea, cioè dal Parlamento riunito, composto da 630 deputati, 321 senatori (più i senatori a vita) e 58 delegati regionali: questi sono i 1009 “grandi elettori”.
Certo è che l’elezione del Presidente non richiede solo un numero di votanti così alto ma anche delle maggioranze qualificate, cioè aggravate rispetto a quelle che sono utilizzate in Parlamento. Infatti, di regola viene richiesta per la sua elezione la maggioranza qualificata dei due terzi dell’Assemblea. Ma se tale maggioranza non viene raggiunta, si procede ad una nuova votazione. Dopo i primi tre scrutini se ancora non si riesce ad eleggere un candidato, diventa sufficiente la maggioranza assoluta (la metà più uno dei votanti). Quindi il raggiungimento dell’elezione può avvenire nei primi tre scrutini come anche al quarto.
Nella storia repubblicana raramente il Parlamento è riuscito ad eleggere il Presidente con i primi tre scrutini. Gli unici due casi di questo tipo sono stati quelli del Presidente Francesco Cossiga nel 1985 e di Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. L’elezione più complessa, invece, fu quella di Giovanni Leone nel 1971 che ha richiesto ben 23 votazioni.
I PRESIDENTI: Gronchi e Mattarella
Come mai, però, l’elezione del Presidente risulta così complessa? La risposta si trova nei numerosi poteri che ha il Presidente sia di natura “formale” che “sostanziale”; ad esempio, egli può nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed un terzo dei membri della Corte Costituzionale, il cd. “giudice delle Leggi”. Egli può, ad esempio, rifiutarsi di firmare un decreto legge che non presenti le caratteristiche di necessità e di urgenza (la garanzia sulla legittimità degli atti esecutivi e parlamentari nominata prima).
Per questi motivi, cioè per l’importanza che ricopre questa figura all’interno dell’ordinamento costituzionale e nella Repubblica, chiaramente il Presidente deve essere eletto con ampie maggioranze e con lo scrutinio segreto.
Nella storia dei Presidenti della Repubblica, Sergio Mattarella fu votato al quarto scrutinio con una maggioranza “abbassata” rispetto a quelle qualificate. Insieme a lui, anche Giovanni Gronchi il quale, proprio come una gara, è salito in prima posizione solo al quarto scrutinio, avendo ricevuto al primo solo 30 voti a fronte di quelli di Parri che erano 308.
In attesa di sapere chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica si può giocare al famoso “toto nome” e attendere (speriamo) non il quarto scrutinio, o almeno non oltre il quarto scrutinio.
Nel dettaglio: le figure di Gronchi e Mattarella
Giovanni Gronchi ha avuto una carriera politica avvincente e interessante: nato a Pontedera (Pisa), si è laureato in Lettere alla Normale, divenendo, poi, professore di Filosofia. Sin da giovane ha militato nel partito Movimento Cristiano di Murri; ma la sua carriera ha fatto un grande balzo in avanti da quando è diventato parte del “triumvirato” che diresse il Partito Popolare Italiano. Nel 1942 ha contribuito alla creazione della Democrazia Cristiana e, negli anni seguenti, fu membro del Comitato di Liberazione Nazionale, ministro dell’Industria, del Commercio e del Lavoro e infine uno dei Padri Fondatori, in quanto deputato alla Costituente.
Sergio Mattarella, invece, ha avuto una carriera altrettanto avvincente ma più “istituzionale”: si è laureato in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su “La funzione di indirizzo politico”, diventando poi avvocato. Quindi, sin dagli albori della sua carriera, ha eccelso e ha avuto passione per le materie giuridiche e, in particolare, per il diritto costituzionale. Inoltre, durante la sua carriera politica ha fatto parte di numerose commissioni parlamentari, tra cui quella per gli Affari Costituzionali, Affari Esteri e per la Legislazione. Politicamente è stato deputato per la Democrazia Cristiana nel 1983 e ha fatto parte della Camera dei deputati sino al 2008 nel gruppo del Pd. È stato più volte ministro e anche vice presidente del Consiglio dall’ottobre 1998 al dicembre del 1999. Tra gli incarichi di prestigio che ha ricoperto c’è sicuramente quello di Giudice della Corte Costituzionale. Sergio Mattarella è anche ricordato per via del fratello Piersanti Mattarella, l’allora presidente della Regione Sicilia ucciso da Cosa Nostra il 6 gennaio del 1980.
L’ISTITUZIONE: il semestre bianco
In questo ultimo periodo si è sentito molto parlare del semestre bianco: infatti, il Presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella, si trova proprio in questo preciso momento del suo mandato. Il semestre bianco è un istituto previsto dall’articolo 88, comma 2, della Costituzione e la sua funzione principale è quella di gestire la fase finale del mandato del Presidente quasi alla scadenza.
Il Presidente della Repubblica, infatti, può sciogliere le Camere o una sola di esse durante il suo mandato; in tempi recenti Giorgio Napolitano sciolse le Camere prima nel 2008, quando con la caduta del secondo governo Prodi la legislatura venne interrotta dopo appena due anni, e poi nel 2012 (governo Monti), anche se, in realtà, mancavano ormai pochi mesi alla fine naturale del mandato legislativo.
Tuttavia, il comma 2 dell’articolo 88 vieta che tale facoltà possa essere esercitata durante gli ultimi sei mesi del mandato. Il semestre bianco è stato introdotto con una legge costituzionale del 1992 e la sua ratio è quella di comprimere questo specifico potere del Presidente della Repubblica al fine di evitare che egli stesso possa fare pressioni alle Camere ed essere eventualmente rieletto.
In realtà, l’ordinamento costituzionale italiano ha previsto anche un altro escamotage per evitare derive parlamentari e presidenziali per la rielezione (non proprio limpida) dello stesso Presidente, cioè la durata settennale del mandato del Presidente della Repubblica. Infatti, non è casuale che il mandato del Presidente duri sette anni, ovvero un tempo più lungo rispetto a quello della legislatura che è di cinque , permettendo, quindi, un’alternanza equilibrata tra le legislature e la nomina del Presidente della Repubblica. Tanto è vero che il Capo dello Stato, nel nostro ordinamento, ha una funzione di controllo della legittimità sull’operato delle Camere e questo giustifica la presenza di tali istituti di garanzia nell’ordinamento costituzionale.
LE CURIOSITÀ: Le candidature coperte
Durante il semestre bianco solitamente l’opinione pubblica, e anche i partiti, si dilettano nel “gioco” del “toto nome”. Infatti, fazioni politiche, politologi, giornalisti e anche non addetti ai lavori, semplici appassionati ipotizzano il nome di qualche personalità che potrebbe essere adatta a ricoprire questa carica.
Il gioco del toto nome, però, non deve ingannare, perché a volte viene utilizzato anche come strumento politico per sondare il terreno o, di contro, un nominativo ritenuto valido, magari viene tenuto coperto per evitare che venga “bruciato”: infatti, sia il Presidente Mattarella (il quale ha prestato giuramento alle Camere il 3 febbraio 2015) che il Presidente Giovanni Gronchi (che, invece, prestò giuramento l’11 maggio 1955) erano poco chiacchierati tra i papabili all’elezione, ma molto conosciuti nelle segreterie di partito o nelle voci in Transatlantico a Montecitorio.
Anche quest’anno, durante il semestre bianco dell’attuale Presidente Sergio Mattarella, si è giocato al toto nome, mettendo in piazza personalità come Silvio Berlusconi e addirittura lo stesso presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi; quest’ultimo, con grande senso di responsabilità repubblicana, ha anche accennato ad un eventuale possibilità del mandato al Quirinale definendosi un “uomo al servizio delle istituzioni”.
Le candidature di cui si parla, generalmente, vengono definite “Candidature scoperte”, ovvero quelle di cui è a conoscenza l’opinione pubblica, proprio grazie alle discussioni che spesso si è abituati ad ascoltare attraverso i media.
L’elezione del Presidente della Repubblica, però, avviene con il Parlamento in seduta comune e a scrutinio segreto: quindi, come si può facilmente immaginare, i votanti possono decidere di dare il voto ad una delle candidature scoperte come anche a quelle coperte, dando spazio segretamente alle personalità che non sono state mai nominate in pubblico ma che hanno i requisiti e che vengono ritenute all’altezza dell’importante ruolo.
Si pensi, a proposito, che sette anni fa Giuliano Amato (oggi alla Corte Costituzionale e nuovamente chiacchierato come “quirinabile”) era una delle candidature scoperte con possibilità di raggiungere l’elezione secondo l’opinione pubblica, quando poi, alla fine, l’Assemblea dei grandi elettori scelse Sergio Mattarella.