“I giovani d’oggi non valgono un cazzo” questo dicevano gli Ex-Otago in un loro brano provocatorio. Eppure, partecipando alla manifestazione del 27 settembre (il terzo “Fridays for Future”) non si direbbe. Il problema dell’ambiente ritorna in auge negli argomenti delle attuali discussioni, grazie alla volontà d’animo di Greta Thumberg, la quale è riuscita a smuovere le coscienze di molte persone, giovani, di tutto il globo. Greta è diventata un’icona ambientalista che molti emulano per lanciare un messaggio, ovvero l’urgenza di attuare delle politiche per la salvaguardia del clima e dell’ambiente, seriamente minacciati dalle ingenti emissioni di CO2, dall’assiduo utilizzo di materiali plastici e dai combustibili fossili. Alla giovane svedese si uniscono molti studiosi, lanciando forti e preoccupanti messaggi d’allerta.
“Greta è la dimostrazione teologica dell’esistenza dei giovani” queste sono le parole di Barba Alberti (scrittrice e giornalista del quotidiano Il Fatto Quotidiano) che ha ben inquadrato ciò che sta accadendo. I giovani stanno alzando la testa e marciano all’unisono verso un cambiamento che è possibile (almeno si spera) verso un mondo migliore.
Ho partecipato allo sciopero del 27 settembre a Roma e vedere Piazza della Repubblica così gremita fa bene al cuore e fa anche ben sperare. Moltissimi giovani, ma anche molti adulti, tra i quali genitori e insegnanti, hanno sfilato per le strade di Roma partendo da Piazza della Repubblica fino a giungere a Piazza Venezia, invitando le persone che si affacciavano dalle finestre di case e uffici a scendere e scioperare insieme, il tutto con assoluta coesione e partecipazione. Un corteo pacifico, arricchito da molti striscioni e cartelloni che hanno richiamato l’attenzione dei media e fatto il giro del web e dei telegiornali. Nell’aria si respirava un senso di ribellione e presa di coscienza, lo stesso che alimenta idee e ideologie “pacifiste e ambientaliste”, che per diverse generazioni sono mancate. Elementi che ritroviamo negli scritti e nel lavoro svolto da Alexander Langer, uno dei fondatori del movimento politico i Verdi.
Un fenomeno sociologico per nulla inedito, basti pensare ai moti rivoluzionari giovanili del ’68 passati alla storia per aver portato a galla molte denunce di disparità sociale che erano teatro nelle scuole italiane e per aver visto la massiccia adesione di numerosi studenti universitari che sapeva di inaspettato. Un’intensa partecipazione giovanile che, a distanza di cinquant’anni, ritroviamo oggi in forme e in modi diversi e su tematiche differenti da allora.
Quello che si sta vivendo è un avvenimento in continua crescita che i partiti politici ambientalisti stanno approfittando per accrescere consensi. Senza alcun dubbio una circostanza che vede un’influenza ideologica ambientalista di primo piano che sta mettendo in discussione il nostro stile di vita e si ripercuote anche in ambito economico. Basti pensare all’iniziativa del “plastic-free”, che ha visto schierarsi molti comuni contro l’uso della plastica, nel tentativo di salvaguardare i nostri mari e territori. Oppure l’entrata a gamba tesa nel mercato dei mezzi di trasporto elettrici, in special modo i monopattini, che stanno registrando una crescita negli acquisti mai avuto prima. In fine il programma di sostenibilità ambientale che grandi brand d’abbigliamento come Ciesse Piumini, Patagonia e Prada (giusto per citarne alcuni) hanno deciso di realizzare nelle loro nuove collezioni di moda.
Quindi da tale questione si possono individuare principalmente due dimensioni:
- Politica-pedagogica: si sta dando una definizione concreta alle reali problematiche ambientali e si stanno individuando delle soluzioni da proporre ai giovani come una cura prescritta da un medico per debellare i malanni della natura;
- Socio-politica: il movimento, capitanato dalla ragazzina svedese, ha scosso e continua a scuotere la sensibilità ecologica di molti, dando così vita ad una nuova contestazione giovanile, per alcuni versi un nuovo ’68, e a nuove informazioni politiche che si battono per un maggiore impegno a favore dell’ambiente. Il tutto reso possibile anche grazie ai media, al web e indagini.
Spero che tutto ciò non si limiti a essere una moda passeggera ma un passaggio decisivo verso una nuova coscienza ambientalista che coinvolga tutti nel raggiungimento di un obiettivo comune e che per certi versi può dar fastidio. Il “nuovo ‘68” ha avuto inizio e solo il tempo e le azioni dei suoi protagonisti ci sapranno dire se alla fine ci sarà un esito positivo o negativo.