Il Sindacato non è l’Unione degli uomini e delle donne della stessa ideologia o della stessa opinione politica ma è l’unione degli uomini e delle donne e dei giovani della stessa professione, della stessa industria, dello stesso mestiere, dello stesso servizio, per la difesa comune di interessi che sono comunque al di fuori di interessi che sono comuni al di sopra e al di fuori delle rispettive ideologie e opinioni religiose.Da un solo piccolo estratto ritroviamo spunti che trattano temi attuali come la laicità dello stato e dell’uguaglianza dei lavoratori di tutto il mondo, in barba ai razzismi riemergenti in questa nuova era che poi tanto nuova non sembra. Quando si riflette su “Ius soli sì, Ius solì no” per la nostra “terra dei cachi” inviterei a leggere il pezzo del leader pugliese pubblicato nel 1938 in “La Voce degli Italiani“:
difendendo gli ebrei boigottati, insultati, umiliati, sferzati a sangue dalla furia razzista del regime noi difenderemo il patrimonio di civiltà del popolo italiano.Di Vittorio parla alla nostra generazione “start up“ anche nella stesura del Piano del Lavoro del 1949, dando degli imput ancora attuali su energia, agricoltura ed edilizia alle agende politiche ancora da scrivere, sperando che la pianificazione dei programmi politici non passi mai di moda. Potrei continuare per ore come quando in Traispotting i due protagonisti cercano di sedurre una splendida ragazza parlando esclusivamente delle giocate del calciatore George Best nella sua parentesi scozzese dell’Hibernian ma preferisco passare alla pratica, illustrando come tutto questo flusso di pensieri stimolati dalla figura di Giuseppe Di Vittorio abbia influenzato un progetto di ricerca campione che può essere ripetuto nelle tante differenti storie d’Italia. Con il progetto “Memoria dei Lavoratori di Capitanata” da me diretto, la Fondazione Gramsci di Puglia ha cominciato l’opera certosina del Censimento delle Camere del Lavoro della Cgil in Capitanata e degli archivi conservati dai protagonisti della vita sindacale, dai capi lega, dai dirigenti, dagli eredi per tentare di costruire una rete delle memore, che magari in un futuro potranno essere riordinate, riunite e digitalizzate. Un’occasione interessante per rendere fruibile quelle tracce di essenza della nostra storia, figlia delle battaglie dei lavoratori, frammenti che riescono con la loro forza a far sentire quel sapore di terra, di lotta, di mare, di bauxite e di protoindustria.