di Mariano Parisella
Uno dei principi alla base della cooperazione fra i Paesi dell’OCSE è quello secondo il quale l’imposizione fiscale dovrebbe essere equamente distribuita fra i vari Stati in relazione al luogo ove la ricchezza viene realmente prodotta.
Nonostante i numerosi interventi normativi da parte degli Stati membri ed il crescente scambio d’informazioni tra le rispettive Autorità Fiscali, diversi sono gli espedienti volutamente ricercati dai Gruppi Multinazionali e tesi al conseguimento di indebiti vantaggi fiscali. Tali comportamenti elusivi inevitabilmente determinano un’erosione dell’imponibile in un certo Stato (c.d. base erosion) ed il conseguente spostamento dei profitti delle imprese (c.d. profit shifting) verso giurisdizioni caratterizzate da una minore pressione fiscale. Ciò non soltanto disattende il principio di equa imposizione, ma potrebbe ostacolare la crescita delle imprese e determinare, indirettamente, un’accentuazione delle disuguaglianze sociali.
In questo breve contributo si vuole concentrare l’attenzione su una delle problematiche elusive di maggior rilievo ed alla quale i Paesi dell’OCSE stanno cercando di porre rimedio, vale a dire i c.d. disallineamenti da entità ibride o hybrid mismatches.
Rinviando ad altre sedi l’esame degli aspetti più tecnici del tema, si può definire un disallineamento da ibridi il fenomeno che trae origine dalla diversa qualificazione giuridica che due Stati attribuiscono ad un’entità o ad un rapporto giuridico tra due o più di esse che siano collocate in giurisdizioni diverse e dal quale possono discendere difformità nel trattamento fiscale della fattispecie.
Le incertezze che derivano dai disallineamenti sono preferite dai Gruppi Multinazionali al fine di ottenere, nelle diverse giurisdizioni coinvolte, vantaggi fiscali, quali una deduzione di componenti negative di reddito dalla base imponibile in più Stati oppure una deduzione di componenti negative in uno Stato e una contemporanea non tassazione di componenti positive di reddito in un altro diverso Stato.
In Italia, il Parlamento ha approvato nel 2017 il disegno di delegazione europea 2016-17, che contiene la delega al Governo per il recepimento dell’attesa Direttiva “Anti-Elusione” (o ATAD I). La direttiva contiene una serie di iniziative legislative e non legislative dell’Unione Europea (UE) finalizzate a rafforzare le norme contro l’elusione dell’imposta sulle società ed a garantire un’imposizione nell’Unione più equa, semplice ed efficiente.
Ai disallineamenti da ibridi, data la loro particolare complessità, è stato dedicato un corpus di norme ad-hoc, contenuto nella successiva Direttiva “Anti-Ibridi” (o ATAD II), che dovrà essere recepita dagli Stati dell’UE ed entrare in vigore dal 1 gennaio 2020.
Il vero obiettivo delle Direttive resta, comunque, il superamento delle difformità presenti nelle varie giurisdizioni, al fine non soltanto di contrastare le pratiche elusive, ma facilitare altresì l’espansione internazionale delle imprese, oggi fortemente frenata dalle diverse interpretazioni del “principio di non elusività”.
Pertanto nel 2018, l’Italia sarà chiamata al compito di allineare le proprie normative ai principi guida dell’OCSE ed a proseguire lungo il cammino della crescita che, stando alle ultime indagini dell’ISTAT, sembrerebbe essere tracciato. Incertezze ed instabilità politica potrebbero minare gravemente la prosecuzione dei lavori, con inevitabili conseguenze sulle imprese e sull’occupazione.
Non resta quindi che auspicare che la futura classe politica, con grande senso di cooperazione e di responsabilità, possa dare un seguito al percorso intrapreso, garantendo certezza nel diritto.