SCUOLA, IL CASO DEGLI EDUCATORI

di Simone D’Adamo Dopo tanta attesa è stato varato il decreto sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato di dirigenti scolastici, insegnanti e personale Ata, i quali andranno ad occupare i diversi posti da troppo tempo rimasti vacanti. Una manovra richiesta a gran voce e che alla fine è stata realizzata. Il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, lo scorso 17 luglio, ha firmato l’apposito decreto, sottolineando come il numero delle assunzioni sia aumentato rispetto agli anni precedenti. Il comunicato stampa del CdM (Consiglio dei Ministri) ha reso noto che per l’anno scolastico 2018/2019 verranno assunti 43.980 docenti, 13.342 docenti di sostegno, 46 educatori, 212 dirigenti scolastici e 9.838 posti per il personale Ata. Numeri importanti, questi esposti dal ministro Bussetti, che però non frenano i malumori dei sindacati, i quali si sono detti allarmati per la mancanza di aspiranti insegnanti con le competenze necessarie e per i numerosi problemi burocratici (rinvii ed errori nelle graduatorie).  Altro dato allarmante è rappresentato dalla scarsa presenza degli educatori all’interno delle scuole. Tale figura per anni e anni è stata mal compresa, considerato come semplice animatore per bambini. Infatti fino a poco tempo fa era relegato solo ed esclusivamente nelle ludoteche e in alcuni casi negli asili nido.  Grazie allo sforzo di studiosi e degli stessi educatori, si sta pian piano comprendendo il ruolo di questa “nuova” figura educativa-formativa e la sua importanza, prendendo piede nell’immaginario collettivo del personale scolastico. La presenza di un educatore all’interno della scuola porterebbe enormi vantaggi: innanzitutto darebbe supporto a quegli alunni con difficoltà cognitive o, più semplicemente, a tutti coloro che non hanno compreso un determinato argomento; potrebbe aiutare gli insegnanti nella preparazione di eventuali strategie e strumenti formativi indispensabili per l’insegnamento. Questi sono solo alcuni dei ruoli che occuperebbero gli educatori nella scuola. Notizia di qualche giorno fa è la promulgazione del DM 378/2018 che inserisce la figura dell’educatore nei servizi per l’infanzia e nei nidi. Tale decreto verrà applicato per gli accessi alla professione dal prossimo anno scolastico (2019/2020). Quanto tempo si dovrà aspettare affinché l’educatore possa essere incanalato nei diversi gradi scolastici? Una domanda che, si spera, trovi presto una risposta, vista la grande necessità di tali soggetti all’interno delle strutture formative-educative. Bisognerebbe, inoltre, offrire una controproposta che vada a risolvere quelle problematiche che nonostante gli studi fatti, ancora oggi, non vengono affrontate nel giusto modo. Rinnovare e accrescere il personale scolastico indubbiamente è necessario per smuovere le acque. Adesso il MIUR, guidato dal ministro Bussetti, dovrebbe applicare lo stesso ringiovanimento anche sull’offerta formativa, campagna portata avanti da anni solo a parole e mai – o quasi – con i fatti, dai suoi predecessori.

One Reply to “SCUOLA, IL CASO DEGLI EDUCATORI”

  1. Forse hai dimenticato di dire che tutto ciò che tu auspichi, in realtà gli educatori lo fanno già all’interno delle scuole . Solo che il servizio educativo è affidato ad enti locali e cooperative assumendo un ruolo cenerentolo considerato fuori dall equipe e mal pagato come da contratto di categoria. È il Miur che fa orecchie da mercante. 46 educatori a fronte di migliaia di insegnanti ma ci rendiamo conto?

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